Index

Palo di tortura o stauros

LA CROCE NON CRISTIANA, PADRI DELLA CHIESA

CAPITOLO VI: ORIGINE DELLA CROCE CRISTIANA.

Com’è stato già evidenziato in una certa misura, risulta evidente che il nostro amato cristianesimo deve più o meno la sua esistenza al fatto che Costantino il Grande, quand’era soltanto governatore della Gallia, adoratore del dio Sole al comando di un’armata costituita da adoratori della stessa divinità, intuendo l’opportunità di ricevere un grande aiuto dalle piccole, ma entusiaste comunità cristiane sparse in ogni dove, si adoperò per ottenere il loro appoggio al suo progetto di conquistare il potere assoluto. Il successo della sua mossa politica e l’intuizione di Costantino che solo una religione universale, i cui membri si adoperavano per convertire il mondo intero e di fare della loro fede un credo cattolico, potesse realmente amalgamare insieme le differenti masse del genere umano, hanno fatto sì che Costantino, divenuto sovrano assoluto, facesse del cristianesimo la religione di stato dello sterminato impero romano.

Questo episodio e la lunga portata dei suoi effetti, tuttavia, non sono tutto quello che dobbiamo attribuire a Costantino. Si dovrebbe rammentare che perfino il nostro credo è stato, in una certa misura, decretato da lui.

Poiché questo adoratore del dio Sole, sebbene avesse raccomandato a tutte le genti di abbracciare quella che sarebbe dovuta diventare una religione cattolica e universale, che lui stesso si rifiutò di accettare finché non si decise a convertirsi in punto di morte, durante il suo regno convocò i nostri vescovi al concilio di Nicea, di cui si costituì presidente per imporre loro di dirimere la controversia sorta fra le schiere dei cristiani sul riconoscere o disconoscere che Cristo fosse Dio, costringendoli a sottoscrivere una dichiarazione della sua divinità. Va rammentato inoltre che egli costrinse i dissenzienti a sottoscrivere con la minaccia della destituzione dalla carica ecclesiastica e del bando.

Da questi ed altri episodi della sua carriera dovrebbe emergere che Costantino, vuoi per fini politici, vuoi per convinzione, si comportò come se credesse che il dio Sole e il Cristo fossero una sola e medesima divinità.

La probabilità che le cose stessero così è più o meno manifesta in quello che sappiamo sul ruolo che egli esercitò in relazione a quello che, grazie a lui, divenne il nostro simbolo riconosciuto, che verremo a considerare fra poco.

La nostra conoscenza del ruolo svolto da Costantino in relazione al simbolo della croce, escluso quello che abbiamo raccolto da uno studio di antiche monete e da altre vestigia, sfortunatamente ci è pervenuta soltanto attraverso fonti cristiane. La prima cosa che ci è narrata di Costantino e della croce dal famoso vescovo e storico ecclesiastico Eusebio di Cesarea, al quale noi dobbiamo una vasta parte della nostra reale o presunta conoscenza dei primi giorni della cristianità, è che nell’anno 312 D.C., un quarto di secolo prima di unirsi alla chiesa cristiana, Costantino e i suoi soldati gallici videro apparire a mezzogiorno al di sopra del sole una croce luminosa con l’iscrizione EN TOYTO NIKA Con questo segno vincerai.

Le parole del vescovo, che riferisce ciò che ha udito personalmente da Costantino, sono:

"Egli disse che a mezzogiorno, egli e il suo esercito videro con i loro stessi occhi il trofeo di una croce luminosa nei cieli, al di sopra del sole, recando l’iscrizione EN TOYTO NIKA, che li lasciò stupefatti".

Sebbene questa meravigliosa croce, considerata dagli scrittori cristiani di quel secolo il cosiddetto Monogramma di Cristo … apparisse ad un esercito di adoratori del dio Sole, ed essendo rimasto lo stesso Costantino adoratore della stessa divinità, come attestano le sue monete, per molti anni fino alla sua morte, essa ci è stata presentata come una croce cristiana. E’ anche degno di nota che nessuna rappresentazione materiale della croce fu mai innalzata da aderenti della chiesa cristiana prima del tempo in cui Costantino disse che questa croce più o meno solare avesse rappresentato il vessillo della sua armata gallica.

Sarebbe degno di nota il fatto che sulle monete fatte coniare da Costantino il simbolo che forse ricorre più frequentemente è il famoso Labarum o vessillo militare di Costantino, che compare comunque anche senza il circolo.

Si è detto che i Galli guidati da Costantino veneravano in modo speciale la ruota solare, che aveva talvolta quattro o sei bracci, e che compariva solitamente anche sui loro elmi. Pertanto, non è improbabile che perfino prima del giorno in cui apparve la presunta visione nella marcia su Roma, tale simbolo costituiva già il vessillo dell’armata di Costantino.

Ad ogni modo, che il rispettabile vescovo Eusebio fosse, come altri entusiasti, soggetto ad essere travolto dal suo entusiasmo oltre i limiti della veracità, o che altrimenti fosse vittima della mendacità imperiale, è un dato evidente. Poiché Eusebio ci narra nella Vita di Costantino, che scrisse dopo la morte del suo mecenate, che nella notte successiva all’apparizione miracolosa di questa "croce" e del suo motto visti al di sopra del sole, Gesù Cristo apparve a Costantino per mostrargli lo stesso segno già apparso in cielo e per comandargli di usare quel simbolo, col quale la sua armata, costituita - non dimentichiamo - da adoratori del dio Sole, avrebbe dovuto marciare per vincere e conquistare!

La sola cosa che ha una reale probabilità d’essere accaduta è che Costantino, per incoraggiare le sue truppe, disse loro di adunarsi intorno ad un vessillo raffigurante la sacra ruota solare venerata dai Galli. Poiché da quel momento in poi essi divennero conquistatori di Roma, il simbolo che stiamo discutendo divenne un simbolo romano e di conseguenza, in tempi posteriori, dopo l’affermazione della nostra fede come religione di stato dell’impero romano, anche un simbolo cristiano. Dopo un tempo imprecisato, pare che al raggio verticale del simbolo gallico fosse aggiunto un anello, affinché i cristiani lo accettassero come un monogramma di Cristo, com’è stato accennato e come sarà dimostrato più avanti.

E’ degno di nota che abbiamo due racconti alquanto discordanti della presunta visione di Cristo avuta da Costantino.

Il vescovo di Cesarea narra che la notte successiva all’evento in cui l’imperatore, allora governatore della Gallia, e i suoi soldati videro la "croce" e il motto sopra il meridiano del sole, Cristo apparve a Costantino "con lo stesso segno che egli aveva visto in cielo e gli comandò di farne un vessillo di protezione nelle imprese militari contro i suoi nemici".

Ma l’opera De Mortibus Persecutorem [Così morirono i persecutori], scritta sotto il regno di Costantino e attribuita a Lattanzio, si riferisce alla presunta visione nei seguenti termini:

"Costantino ricevette in sogno il comando di apporre il celeste segno di Dio sugli scudi prima di andare in battaglia. Egli ubbidì al comando e fece scrivere sull’intera faccia di ciascuno scudo la lettera X con l’apice circonflesso come iniziale del nome di Cristo e quindi armò le sue truppe".

Le differenze fra questi due racconti sono più grandi di quanto sembrerebbe a prima vista.

Tornando al racconto del vescovo di Cesarea, leggiamo che il mattino successivo all’apparizione di Cristo a Costantino, l’imperatore raccontò questo straordinario avvenimento ai suoi amici e mandò a cercare artefici esperti nella lavorazione di oro e pietre preziose, che si presume accompagnassero l’armata gallica, e comandò loro di rivestire d’oro una lunga lancia, "sulla cui sommità fece mettere una corona d’oro e pietre preziose e all’interno di essa il simbolo del nome del Salvatore, costituito da due lettere iniziali, vale a dire la P intersecata da una X".

Naturalmente sono svariate le domande che sorgono in questa fase della nostra indagine, e non è facile, anzi è impossibile per noi cristiani liquidarle tutte, conservando nello stesso tempo le opinioni a cui teniamo tanto su questo argomento. Ma c’è una sola domanda necessaria ed è questa: E’ verosimile che, a mezzogiorno o a mezzanotte, il Sovrano infinito dell’universo si prendesse il disturbo di indurre un adoratore del dio Sole, che si sarebbe unito alla chiesa cristiana soltanto un quarto di secolo dopo e non prima che uccidesse persone innocenti come il piccolo Cesare Licinio, per adottare un simbolo che avrebbe consentito a Costantino di condurre i Galli alla vittoria?

Seguendo il racconto di Eusebio, notiamo che egli, alludendo al simbolo che descrive come un monogramma, ma che chiama croce, afferma che Costantino si mise "con questo trofeo vittorioso e benefico alla testa dei suoi soldati e continuò a marciare contro Massenzio; quindi, con le sue truppe "divinamente aiutate" sconfisse l’imperatore fuori dalla città imperiale, entrò trionfalmente in Roma e ringraziò Dio per averlo aiutato ad annientare il rivale e a vestirsi di porpora al suo posto. Quindi Eusebio ci riferisce che Costantino, il quale si sbarazzò di tutti i suoi rivali e divenne sovrano assoluto soltanto circa dodici anni dopo, uscito vincitore dallo scontro con Massenzio e divenuto dominatore di Roma, anche se non ancora di tutto l’impero, immediatamente "con rumorosi proclami e iscrizioni monumentali fece conoscere a ogni gente questo simbolo benefico, innalzandolo come grande trofeo di vittoria al di sopra dei suoi nemici con caratteri indelebili affinché divenisse salvaguardia del governo romano e dell’intero popolo. Di conseguenza, egli comandò che una lunga asta cruciforme fosse messa sotto la mano di una statua con le sue sembianze nel quartiere più frequentato di Roma, con la seguente iscrizione in lingua latina: "In virtù di questo benefico segno, che è vera prova di valore, io ho difeso e liberato la vostra città dal giogo della tirannia, e ho anche ridato al senato e al popolo romano la libertà e il loro antico onore e splendore"".

Ebbene, come abbiamo già visto, ciò che Eusebio descrisse come l’apparizione di una "croce" al di sopra del sole di mezzogiorno (accompagnata da una miracolosa iscrizione, possibilmente in sintonia col monogramma, in una lingua che poteva apparire "greca" ai soldati gallici) era il cosiddetto Monogramma di Cristo o …anche ciò che, secondo Eusebio, Cristo profferì successivamente al generale gallico Costantino riguardo al modello di vessillo militare che avrebbe dovuto adottare. Quindi, quello era il "benefico simbolo" e "trofeo vittorioso" menzionato sopra dalla stessa autorità.

E’ perciò chiaro che questa "lunga asta cruciforme" che Eusebio dice fosse posta sotto la mano della statua di Costantino nella prestigiosa zona centrale di Roma, era descritta come una "croce" a motivo della sua forma simile o in qualche altro modo connessa al cosiddetto Monogramma di Cristo. Tale conclusione scaturisce dal fatto che le aste cruciformi, sebbene menzionate come qualcosa fuori dal comune, erano state usate per secoli presso Galli e Romani.

Va pure messo in risalto che Costantino fece diventare la croce (o le sue varianti raffigurate sulle monete coniate da lui e dai suoi successori) il simbolo dell’impero romano, essendosi ispirato non al Monogramma di Cristo, né alla rappresentazione dello stauros della sua esecuzione capitale, ma al vessillo di vittoria militare. Nel proseguo di questa narrazione, Eusebio ci riferisce che ogniqualvolta Costantino notava che le sue truppe venivano messe alle strette, dava ordini di spostare il "benefico trofeo" nella loro direzione e ne uscivano sempre vittoriose. Il vescovo di Cesarea prosegue nel dire che Costantino scelse cinquanta uomini dalla sua guardia del corpo, distintisi per devozione, valore e forza, al solo scopo di difendere questo famoso vessillo e mentre tutti quelli che disertavano venivano uccisi, tutti gli altri che restavano fedeli a quell’incarico, miracolosamente ebbero salva la vita.

Si potrebbe dedurre da tutto questo racconto che esistesse un solo labarum * [vessillo imperiale]. Invece ne fu adottata quasi ogni varietà, come quelli coniati sulle monete di Costantino e altri cruciformi, ad eccezione, forse, di quello che sarebbe potuto essere concepito come rappresentazione di quello strumento di esecuzione capitale, che da allora è diventato popolare presso di noi.

Eusebio narra inoltre che Costantino fece esporre di fronte al suo palazzo un elevato pannello riproducente la sua immagine con il "segno benefico" sopra la sua testa e un dragone o serpente sotto i suoi piedi; che all’interno del palazzo e nell’appartamento padronale, su una grande targa fissata al soffitto, Costantino fece riprodurre "il simbolo della passione di nostro Signore, composto da una varietà di pietre preziose incastonate in oro".

Quali fossero queste particolari croci fra tutti i "benefici" segni coniati sulle monete di Costantino, non lo sappiamo; ad ogni modo, è logico ritenere inverosimile per un adoratore di Apollo, che rifiutò di unirsi alla chiesa cristiana, tranne che in punto di morte, e che sulle sue monete fece coniare il dio Sole come simbolo delle sue vittorie, lo potesse elevare a rappresentazione dello strumento di pena capitale.

Per quanto concerne il presunto ritrovamento fatto a Gerusalemme da Elena, madre di Costantino, di tre pali di tortura con barre trasversali che sarebbero stati antichi strumenti d’esecuzione capitale, dei quali uno sarebbe stato rivelato miracolosamente come la croce a cui fu appeso Gesù tre secoli prima, è evidente che si tratti di una fandonia. Andando indietro nel tempo, le tracce storiche non vanno oltre l’anno in cui San Cirillo si trovava a Gerusalemme intorno al 350 d.C.; Eusebio, che narra della visita di Elena a Gerusalemme, non menziona tale avvenimento, segno che questa è una storia inventata in epoca posteriore.

Tuttavia, la chiesa cristiana, in un momento di debolezza, si fece garante della veridicità di questa storia ridicola, mentre ciò che della vera croce era stato lasciato rimanere a Gerusalemme divenne il tesoro di quella città, fu predato dai suoi nemici, messo al sicuro e conservato nei loro più sacri reliquari per essere poi presentato in migliaia di frammenti a tutti i fedeli della cristianità. Uno di questi frammenti forma il centro della croce vaticana, e si dice che nemmeno uno degli altri suoi pochi frammenti rimasti, se esaminati, proverebbe d’essere dello stesso tipo di legno, né di due tipi di legno differenti fra loro, dovuti al presunto collegamento del palo ad una sbarra trasversale.

Lo stesso vescovo cristiano a cui si attribuisce questa fandonia, in una lettera inviata ad uno degli imperatori succeduti a Costantino, dichiarò che il 7 maggio 351 d.C. lui ed altri abitanti di Gerusalemme videro in cielo una croce che si estendeva dal monte Golgota al monte degli Olivi e che splendette come il sole per diverse ore. Di questa visione miracolosa esistono le testimonianze di San Gerolamo, di Socrate, di Idazio, della Cronaca Alessandrina e di San Cirillo, ed è commemorata dalla chiesa greca in solenni festività ricorrenti negli anniversari del giorno in questione. Ma resta pur sempre l’incertezza di quale fosse il "benefico segno" che splendette per varie ore in cielo come il sole.

Queste storie, la cui falsità è penosamente ovvia, non possono impedire a cristiani di mente aperta di credere che la nostra chiesa avesse fatto ogni sforzo per indurre la gente a credere che la croce fosse un essenziale simbolo cristiano; il che fa capire che era pericoloso pensarla diversamente.

Dall’evidenza già dimostrata che i cristiani adottassero nel IV secolo un simbolo che denunciarono nel III secolo, si deduce che la questione se Cristo morisse su uno strumento di pena capitale cruciforme o di altro tipo non fu la ragione principale per cui il simbolo fallico della vita fu riconosciuto come il simbolo di Cristo.

Si dovrebbe mettere anche in risalto la singolarità del fatto, come sarà dimostrata, che, sebbene la croce con quattro bracci uguali * appaia su molte monete di Costantino come simbolo solare, furono il cosiddetto Monogramma di Cristo o la ruota solare gallica elaborata ad essere adottati dai Cristiani del IV secolo come simbolo cristiano.

Sebbene la croce con bracci uguali fu impressa da Costantino sulle sue monete come simbolo solare, quello che allora, come nelle epoche precedenti, era già stato un simbolo del dio Sole riconosciuto universalmente, e, come vedremo, già apparso su monete romane, non fu un simbolo gallico come l’altro, e ciò evidentemente a motivo del fatto che, essendo stato l’altro il simbolo venerato dal vittorioso condottiero e dalla sua armata gallica, i cristiani desiderarono identificarlo espressamente con Cristo.

Ad ogni modo, che il cosiddetto Monogramma di Cristo fosse più o meno imposto alla cristianità quando Costantino fece della nostra fede la religione di stato dell’impero romano, o che esso fosse adottato dai cristiani di propria spontanea volontà, fu una mossa politica — ben poche altre avrebbero potuto fare di più per garantire il trionfo della nostra fede — ad accettare come simbolo della chiesa cristiana ciò che nello stesso tempo fu il simbolo di Costantino, dell’impero romano e del dio Sole universalmente adorato.

Che il più generalmente accettato simbolo del dio Sole, la croce con bracci uguali, dovesse soppiantare con l’andare del tempo quello che era il più diffuso, era una cosa ovvia da aspettarsi quanto l’adozione di una croce con bracci differenti quale unico tipo di simbolo che potrebbe avere collegamenti con la storia di Gesù come Cristo incarnato.

È possibile che qualcuno obietti al fatto che ciò ch’è stato trattato in questo capitolo abbia preso in esame più l’origine delle rappresentazioni materiali del segno o dell’immagine della croce divenuti oggetti di venerazione nella consuetudine cristiana, che l’origine della croce cristiana in se stessa, ma la risposta è ovvia: la prima croce che può essere giustamente chiamata "cristiana", per usare i termini di Dean Farrar, è stata la prima ad essere considerata "principalmente", se non "unicamente", una rappresentazione dello strumento di pena capitale, che come croce senza dubbio non fu un segno o gesto di natura transitoria, ma bensì una rappresentazione materiale della croce composta da bracci di differente lunghezza, che fu introdotta dopo le rappresentazioni della croce composta da bracci uguali e divenuta oggetto di venerazione da parte dei cristiani come cosiddetto Monogramma di Cristo a causa dell’influenza esercitata da Costantino.

——————

*) Acclusa copia scannerizzata dal Dizionario di latino Le Monnier — Labarum.GIF

 

 

Una croce che, come abbiamo già visto, precedette la croce latina come simbolo cristiano, ed una delle sue forme è ancora il simbolo preferito della chiesa greca; mentre perfino negli altri due grandi gruppi della cristianità le sue numerose varianti a forma di ruota e di altra forma, contendono nel loro insieme la supremazia alla croce latina.

………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………….

 

 

 

 …………………………………………………………………………………………………………………...…………………………………………………………………………………………………………………..

……………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

 ………..